Il recente lockdown da pandemia Covid 19 è stato un evento disruptive sulle dinamiche tipiche della produzione: secondo Davide Ferrulli, country manager 3d printing di Hp in Italia, che abbiamo intervistato, “la stampa 3D ha accorciato la linea di produzione consentendo di produrre dall’oggi al domani“.
Non solo: “per la prima volta è arrivata in prima serata, nei tg, accompagnata da nomi di grandi aziende e ha dimostrato quello che noi raccontiamo da tempo, che con la stampa 3D si può produrre se non tutto, quasi tutto“.
La stampa 3D, in sostanza, ha fatto un passo avanti verso la completa maturazione. Ma si tratta di un passo naturale, per nulla forzato, conseguente a un percorso.
Esempio, citato da Ferrulli, è FCA, che in un anno ha prodotto in addtive manufacturing ben 17mila componenti per le vetture destinate al mercato governativo.
Conservativamente Ferrulli ha stimato che in Italia a marzo 2020 rispetto a un anno prima sono stati prodotti 1 milione di pezzi con la stampa 3D, “il che vuol dire che si fa produzione, non solamente prototipi“.
Quello che fa la stampa 3D nelle aziende di produzione è anche aprire un fronte interno, nel reparto ingegneristico, aprendo una dialettica fra le competenze “ortodosse” e quelle più aperte all’innovazione.
Ma alla fine vince sempre: fa capire che i pezzi riprogettati per essere stampati in 3D funzionano meglio. “C’è il momento in cui si accende la luce della lampadina. E la cosa riguarda tutti, anche noi di Hp – dice Ferrulli -. La nostra macchina piccola, la serie 500 a colori, all’inizio era stata concepita per avere 28 pezzi progettati in 3D. Poi è stata ripensata e quei pezzi sono diventati 160“.
La stampa 3D durante il lockdown: 2,3 milioni di pezzi
Ovviamente il percorso di maturazione delle idee non è sempre così lineare, ed è per questo che Hp ha attivato un servizio di consulting per aiutare le aziende a capire cosa riprogettare.
Fatto sta che quasi tutti i clienti italiani di Hp, afferma Ferrulli, oggi producono in 3D.
Qualche cliente, rivela Ferrulli, ha acquistato stampanti Hp anche durante il lockdown, sfruttando anche le possibilità di finanziamento fornite dal primo decreto ministeriale, il Cura Italia. Sicuramente tutti hanno ordinato materiali, dato che il consumo nel periodo è cresciuto.
Complessivamente durante il lockdown nel mondo fra la stessa Hp e i suoi clienti sono stati stampati 2,3 milioni di pezzi per esigenze sanitarie legate al Covid-19.
Adesso il mercato riparte e alcune aziende che avevamo avvicinato negli ultimi due anni fa ci stanno ricontattato.
Fra queste ci sono ormai tutti i grandi service industriali italiani. Ne mancava all’appello uno, “adesso anche la Spring ha preso una nostra macchina“, rivela Ferrulli.
Materiali e supply chain
A cavallo del lockdown Hp ha lanciato a livello mondiale un nuovo materiale, il polipropilene, che è subito entrato in produzione. “Era atteso – rivela Ferrulli – Alcuni clienti hanno bisogno di una resistenza chimica che non dà il PA12, come in ambiente medicale, dove si usa acido cloridrico e perossido di idrogeno. Poi costa poco, è il materiale plastico che costa meno: un pezzo in PP costa il 30% in meno. Inoltre la facilità di saldatura del polipropilene in produzione è decisiva“.
Il polipropilene entra nella supply chain dei materiali che Hp gestisce in maniera indiretta, con società di logistica terze e hub internazionali, un sistema che ha fatto sì che non ci siano stati problemi di fornitura durante il lockdown, spiega Ferrulli.
I prossimi passi: metallo e automazione
Nel mirino di Hp, che per policy corporate non interverrà ad eventi pubblici (fiere) sino a febbraio 2021, ci sono dunque le aziende che non hanno comprato per via degli effetti della pandemia da Covid.
Per questo Ferrulli preconizza una seconda metà dell’anno positiva e che porterà a quel 2021 in cui è atteso l’arrivo sul mercato della stampante 3D a metallo di Hp.
Lo sviluppo e il test della tecnologia prosegue, aumentano i casi di studio e le partnership per i materiali da sviluppare: “oltre al titanio ci sono anche altri materiali metallici, che consentono di fare numeri interessanti, come l’acciaio inox“, dice Ferrulli.
Una tecnologia di stampa 3D, quella a metallo, che per forza di cose sarà per Hp complementare a quella plastica.
La convivenza delle due tecnologie in produzione sarà favorita con il ricorso ai service: “già adesso le grandi aziende non producono componentistica ma si affidano a terzi. Così potranno fare per una delle due tecnologie“.
E poi c’è l’automazione. Hp sta perseguendo in proprio e in partnership un percorso per l’automazione (leggi: robotizzazione) della produzione, lavorando su tutti i fronti: hardware, software e nuovi layout di fabbrica.
Sempre riguardo le partnership, Hp sta instaurando un dialogo con le società di ingegneria, che sono posizionate bene per fare da veicolo formativo in fatto di additive manufacturing.
Rimane un ultimo livello da analizzare, quello politico. Hp è partner primario di Confindustria per la divulgazione della stampa 3D ed è nei Digital Innovation Hub. “Il lockdown – dice Ferrulli – ci ha collocato in prima linea a livello nazionale, governativo, per spiegare cosa si può ottenere. Con il Cura Italia diverse aziende hanno avuto importi a fondo perduto per investire in stampa 3D“.