
Vocazione tecnologica
«Per quanto riguarda i sistemi additivi – prosegue Gasparini – possiamo dire di essere stati tra i primi del nostro settore ad adottare la stampa 3D, tecnologia che al momento utilizziamo solo per la prototipazione e che ha permesso di evolvere notevolmente il processo di sviluppo prodotto». Da qui l’interesse, nell’aprile del 2014, nei confronti della proposta di Iacchetti, che con il suo team si è posto quale referente unico, anche per il test dei materiali, per lo sviluppo di una ricerca per una collezione di penne native digitali «più in virtù di un prevedibile apporto di informazioni sul tema della stampa 3D che per un effettivo interesse nei confronti del prodotto penna», come ricorda lo stesso Iacchetti, visionario quanto serve nel proporre a un’azienda analogica come Alessi l’ingresso nel digitale, «almeno per una parte della sua produzione».
L’evoluzione del progetto
Accantonati i primi prototipi ricavati a Eindhoven, rivolgendosi a Shapeways, ad aprile 2014 viene testata la tecnica della stereolitografia per produrre campioni di penne in una nanoceramica molto dura, già impiegata nelle protesi dentarie.
La colorazione superficiale e la finitura porosa, «poco preziosa alla vista e soggetta a sporcarsi», ottenuta nel primo esperimento utilizzando una polvere di nylon bianca solidificata a strati con tecnica Selective Laser Sintering, poi colorata per immersione in acqua e inchiostro, lascia presto spazio a un finitura vellutata, in grado di trasmettere «elevata preziosità» ma in un materiale «poco elastico e fragile, sia ai colpi accidentali sia alla pressione trasversale, a prescindere dallo spessore».
La soluzione che convince il designer arriva solo otto mesi più tardi quando si imbatte
in Crp Technology, azienda modenese che stampa con tecnologia SLS il Windform GT, un composito di nylon nero e fibra di vetro, i cui costi di produzione non sono certo contenuti, anche a causa della finitura attuata con smerigliatura a mano. «L’effetto è sia tecnico sia estetico, grazie a un materiale che si rivela flessibile ma durissimo e inscalfibile, nero e opaco alla vista, come la grafite, ma liscio e caldo al tatto». Da qui la scelta, a ottobre 2015, di accantonare l’idea di associare un materiale diverso a ciascuna penna, «allo scopo di interpretarne le peculiarità», per realizzare l’intero progetto in Windform GT, destinandolo a un pubblico di amatori.
Forte valenza sperimentale
Come dice Gasparini, il progetto ha inoltre permesso ad Alessi di «mettere a confronto l’attuale modello produttivo, caratterizzato da importanti investimenti sulle attrezzature, con quello più dinamico e leggero della stampa 3D», anche se le limitazioni legate alla qualità superficiale del prodotto finito, «che ha richiesto passaggi di finitura manuale più onerosi del processo di stampa stesso, può comportare contraddizioni, in termini gestionali ed economici, rispetto alle premesse delle innovazioni proposte».
A propria volta, il risultato portato in evidenza da Iacchetti, attento a rivolgersi a «un’azienda onnivora come Alessi, che ha uno sguardo lucido e aperto su tutto lo scibile produttivo», si sofferma con entusiasmo sul viaggio compiuto fisicamente in Italia, alla ricerca di «incredibili eccellenze nel mondo della stampa 3D e degli innumerevoli materiali innovativi, il cui uso abbiamo contribuito a sperimentare». La difficoltà più grande? «Convincere provider di servizi di stampa e produttori di hardware a modificare i propri processi interni per prestare orecchio alle nostre specifiche esigenze».
Quanto messo in mostra in occasione dell’ultima edizione del Salone del Mobile di Milano, presso lo Studio Iacchetti «dove tutto è iniziato», ha posto Alessi in una posizione di azienda anticipatrice rispetto a quanto in molti si aspettano accadrà in futuro.