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Technology Hub è cibo per le idee

Al via a Milano (fieramilanocity, 7-9 giugno), Technology Hub è fatto di additive manufacturing, elettronica, internet delle cose, materiali innovativi, droni, robotica e app; con 150 aziende, 9 aree dimostrative, 11 iniziative speciali, 89 tra workshop e convegni, esplora vari settori: architettura, arredo e design, arte e beni culturali, gioiello e bijoux, medicale, dentale, moda e calzatura, edilizia, giocattoli, tecnologie industriali.

Comprenderne l’articolazione è essenziale per farsi un’idea di come sarà la tecnologia per la produzione nei prossimi anni.

Ne parliamo con Emilio Bianchi, direttore di Senaf, organizzatrice dell’evento.

Emilio Bianchi, Direttore di Senaf
Emilio Bianchi, direttore di Senaf

Qual è il messaggio centrale di Technology Hub?

La conoscenza della tecnologia serve a fare il passo nel futuro. Le aziende italiane hanno la necessità di conoscere le innovazioni tecnologiche, verificando i messaggi a volte errati e poco approfonditi diffusi dai media. Noi puntiamo a dare un’informazione tangibile, concreta e funzionale.

Si tratta di un momento di aggiornamento professionale?

Di più. Può servire per aggiornare il processo produttivo, anche se non è detto che serva tutto quello che si vede. La fiera presenta le tecnologie innovative secondo la logica di un grande supermercato. Ciascuno può accedere agli scaffali secondo le proprie necessità e acquisire i prodotti e le informazioni che gli occorrono. Il nostro compito è quello di realizzare aree espositive dove dimostrare l’applicabilità delle tecnologie esposte; un po’ come mettere una buona ricetta sulla testata dello scaffale del supermercato; può aiutarti a capire e farti venire una nuova idea.

Siamo dunque dentro un grande racconto?

Sì, Technology Hub ci racconta storie tangibili di processi evoluti applicabili a specifici ambiti di lavoro con la descrizione dei processi di filiera: edilizia, industria, arte, gioielli, dentale, medicale e altro.

Significa che si è affermato un nuovo modello di fiera?

Direi di sì. Le manifestazioni fieristiche professionali degli anni 70/80 nascono come costole iperverticali delle campionarie. Senaf, con Mecspe nel 2002, ha stravolto questo meccanismo, assumendosi l’onere di raccontare il processo produttivo secondo la logica delle fabbriche del futuro acquisendo conoscenza e coinvolgendo i produttori da più ambiti verticali. Abbiamo utilizzato lo stesso modello per progettare Technology Hub.

Parliamo del timing: perché adesso?

Il momento è sempre quello giusto, perché ormai stiamo cavalcando la fabbrica digitale. Il semestre è indifferente per un tema di questa portata.

Quali temi orizzontali ci proiettano lontano?

Prima fra tutti c’è la 3D printed electronics. Si tratta di un argomento talmente di avanguardia da correre il rischio di essere non ben inteso. È proprio questo uno dei compiti che deve assolvere Technology Hub: animare il mercato proponendo la fiera attraverso argomenti di forte impatto tecnologico. Nello specifico, parlando di 3D printed electronics, siamo davanti al 4D, la quarta dimensione del 3D, che ci consentirà di evitare le post lavorazioni, gli assemblaggi, proponendo non solo oggetti fisici tridimensionali, ma anche funzionali e con una propria intelligenza. Per questo a Technology Hub vedremo veramente il futuro.

A chi spetta il compito di concretizzare le idee?

Noi forniamo la scatola degli attrezzi, ossia tutto quanto serve per comprendere. Ma è il singolo a dover trovare la soluzione. Spetta a lui passare dalla teoria alle cose pratiche, è lui che conosce il proprio processo e può trovare soluzioni e idee per migliorarlo.

Chi deve venire a Technology Hub?

Il tecnologo curioso, che sa di non essere onnisciente. Ossia chi anima l’ufficio tecnico, il progettista, il designer, l’imprenditore che deve alimentare la propria inventiva. Ma anche i giornalisti e gli studenti. Ancora di più: devono venirci gli insegnanti.

È uno strumento per il lavoro?

Lo strumento fieristico deve aiutarci a individuare i nuovi mestieri. Se la robotica, come è stato teorizzato, riduce posti tradizionali, avremo nuovi sistemi produttivi che saranno alla base di nuove proposte lavorative. Noi in questo faremo la nostra parte.

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