CRP Technology è stata fondata dalla famiglia Cevolini nel 1996 per esplorare nuove tecnologie, processi e materiali idonei alla costruzione, inizialmente, di pezzi per i team di F1 da testare in galleria del vento. Nel 1999, in collaborazione con DTM Corp, CRP Technology sviluppa il materiale Castform PS per realizzare modelli a perdere con processo Titanio Rapid Casting. L’obiettivo era utilizzare il rapid casting e la migliore lega disponibile (Ti-6Al4V) per costruire componenti complessi e dalle prestazioni molto elevate per il motorsport.
In seguito il reparto di ricerca e sviluppo di CRP Technology crea Windform PS, materiale a base di polistirene per la produzione di modelli complessi di microfusione; da qui nascerà la gamma di materiali compositi a base poliammidica per sinterizzazione laser selettiva (SLS) Windform TOP-LINE.
LE INTERVISTE DI 01FACTORY – SERVICE PER LA STAMPA 3D
01factory analizza il mercato della stampa 3D, o manifattura additiva, intervistando i protagonisti di questo comparto che sta crescendo in maniera estremamente veloce. Un tassello fondamentale della produzione additiva è rappresentato dai service che stampano per conto delle aziende che preriscono esternalizzare questa attività.
Nel 2004 CRP Technology lancia Windform XT, il primo materiale composito a base poliammidica caricato con fibra di carbonio; adatto per componenti funzionali in stampa 3D (con processo SLS), inizia ad essere impiegato anche fuori dal settore motorsport, per realizzare prodotti funzionali in piccole serie.
Nel 2008 viene fondata CRP USA a Mooresville, North Carolina, per il mercato americano. Nel 2011 il Windform XT viene sostituito dal Windform XT 2.0 con formula potenziata nelle proprietà meccaniche: +8% sul carico di rottura, +22% sul modulo elastico e +46% sull’allungamento alla rottura. Nel 2019 nasce la gamma di materiali Windform P-LINE per la tecnologia additiva high speed sintering (HSS).
Nel 2020 vengono lanciati i primi ritardanti di fiamma della gamma Windform TOP-LINE: Windform FR1 rinforzato fibra di carbonio, e Windform FR2 caricato fibra di vetro. Nel 2021 viene fondata CRP GULF con sede a Dubai, Emirati Arabi Uniti.
In giugno viene lanciato il decimo materiale della gamma TOP-LINE, il caricato fibra di carbonio Windform RS. Nel 2022 viene finalizzata l’operazione di investimento di ITT Inc. in CRP Technology e CRP USA. CRP Technology fattura 7,4 milioni di eura e ha 24 dipendenti.
Abbiamo intervistato Franco Cevolini, CEO e direttore tecnico di CRP Technology.
Ci può fare una panoramica della vostra attività, sia per quanto riguarda la manifattura additiva sia per quanto riguarda quella sottrattiva?
Nell’ambito della manifattura additiva, noi di CRP Technology forniamo servizi di stampa 3D professionale conto terzi utilizzando solo i nostri materiali Windform. Siamo nati fornendo il mercato motorsport ed automotive poi, grazie all’avanzamento tecnologico e alle caratteristiche meccaniche e termiche dei nostri materiali, siamo passati a servire tutti i maggiori settori industriali avanzati tar cui aerospace e difesa, medicale, UAS, design, sport.
Inoltre vendiamo i materiali Windform a soggetti OEM per la realizzazione in proprio di pezzi in stampa 3D professionale e Windform. L’attività sottrattiva è invece in capo a CRP Meccanica, l’azienda storica della famiglia Cevolini, che dal 1970 si occupa di lavorazioni meccaniche di alta precisione a CNC.
Qual è il vostro parco macchine attuale?
CRP Technology (manifattura additiva) possiede ad oggi 12 Sinterstation: cinque large frame (volumi di lavoro, espressi in millimetri, sono: 550x550x450; 400x400x540); sei medium frame (volume di lavoro: 350x320x400) e una small frame (volume di lavoro: 280x140x180). Le large e medium sono per tecnologia sinterizzazione laser selettiva (SLS), la small frame per tecnologia high speed sintering (HSS). CRP Meccanica (manifattura sottrattiva) possiede 16 fresatrici 4 e 5 assi; 3 torni CNC motorizzati; un tornio CNC; 3 macchine per elettroerosione.
Sul versante dei materiali, quali sono quelli che trattate?
Per quanto riguarda la manifattura additiva, attualmente abbiamo a disposizione 12 materiali Windform, gli unici che usiamo, così suddivisi: 10 della linea TOP-LINE per sinterizzazione laser selettiva; 2 della linea P-LINE per high speed sintering. Tutti i materiali Windform sono a base poliammidica, caricati fibra di carbonio o fibra di vetro. Vi sono anche due ritardanti di fiamma, un elastomero, e un caricato fibra di vetro e alluminio.
Quali sono le tecnologie per la stampa 3D attualmente a bordo delle vostre macchine? Quali le eventuali tecnologie che avete in animo di introdurre?
Attualmente sono due: la sinterizzazione laser selettiva e l’high speed sintering. Stiamo facendo studi sull’additivo metallico.
Passiamo al mercato. Qual è la posizione di mercato della sua azienda, a livello globale e in Italia?
Siamo leader nel mercato additivo per le tecnologie sinterizzazione laser selettiva e high speed sintering, sia in Italia che a livello globale
Qual è la sua visione dello stato di adozione della manifattura additiva nel mondo e, in particolare in Italia?
Molto positiva per gli Stati Uniti e l’Europa, perché in queste zone la manifattura additiva viene usata da tempo, e c’è un livello di penetrazione molto più ampio rispetto ad altre aree quali, per esempio, gli Emirati Arabi – dove come CRP Technology siamo appena arrivati – in cui c’è voglia di additive, ma ancora tanta strada da fare.
In Italia vedo una situazione di confusione sull’adozione dell’additive. Ci si muove in ordine sparso perché persiste ancora una discreta ignoranza su questa tecnologia,vista come la manna dal cielo, la bacchetta magica per fare qualsiasi cosa
Per quanto riguarda l’Italia, vedo una situazione di confusione, dove ci si muove in ordine sparso: persiste ancora una discreta ignoranza sull’additive, si pensa che sia la manna dal cielo, la bacchetta magica per fare qualsiasi cosa, ma non è così! In Italia si segue il filone che l’additive porti ad una riduzione dei costi, ma non è questo il percorso – a mio avviso – giusto da fare per crescere.
Da noi il mercato dell’additive è ancora molto complicato, eterogeneo. E viene rovinato da piccoli soggetti che nascono e muoiono velocemente, aumentando la confusione. La situazione internazionale che stiamo vivendo da qualche anno (Covid, guerra in Ucraina) ovviamente non aiuta, e complica ulteriormente le cose.
L’Italia è forse il mercato più complicato che noi di CRP Technology conosciamo. Ovviamente sto facendo un discorso generale: abbiamo clienti fortissimi, consolidati, con cui lavoriamo molto bene anche in Italia, ma in linea di massima, per quanto riguarda contatti e soggetti nuovi, le richieste che ci arrivano dall’estero sembrano più centrate rispetto a quelle che ci arrivano dall’Italia.
Come si stanno spostando gli equilibri tra prototipazione rapida, produzione rapida di prodotti definitivi unici, piccole serie, grandi serie e così via?
Ci si sta sempre più spostando verso una tecnologia di produzione per piccole serie, tirature limitate e prodotti unici. Alcune aziende pensano che si possa eliminare la produzione tradizionale sostituendola completamente con la produzione additiva e spesso ci si brucia, perché non sempre è così.
Il grado di maturità delle aziende italiane rispetto all’additive sta migliorando, ma la situazione è ancora complicata, eterogenea, variegata.
Qual è il grado di maturità delle aziende italiane rispetto all’additive?
Il grado di maturità delle aziende italiane rispetto all’additive sta migliorando, ma la situazione è ancora complicata, eterogenea, variegata: alcune aziende sono consapevoli dei benefici reali della tecnologia, altre credono che l’additive sia la soluzione veloce per tutto…
A livello di progettazione, è radicata la mentalità di “progettare in additivo” (ottimizzazione topologica, generative design…) o c’è ancora molta strada da fare?
La situazione sta migliorando, ma c’è ancora tantissima strada da fare. Dipende però dai settori: l’aerospaziale sta implementando la “progettazione in additivo” molto rapidamente, altri settori che utilizzano l’additive da anni, come il motorsport o l’automotive di alta gamma, fanno ovviamente meno fatica, mentre quei settori per i quali l’additive è la novità, sono ancora molto indietro. Chi si approccia all’additive in questo momento, venendo da una tecnologia tradizionale – lo stiamo vedendo per esempio ora, a Dubai – pensa che l’additive sostituisca la tecnologia tradizionale nella produzione di pezzi di ricambio, ma mantenendo lo stesso disegno, senza entrare nella funzione di quel pezzo: sbagliatissimo