Imporrà alle aziende un ripensamento dei propri processi di supply chain, per renderli più agili, flessibili e in grado di sostenere progettazione e produzione in tempi ridotti, se non addirittura just in time.
Parliamo della diffusione della stampa 3D, ormai in auge in diversi settori manifatturieri per applicazioni che vanno dalla realizzazione di componenti per aerei e macchine da corsa, fino al campo medicale delle protesi.
Ne è convinto, tra gli altri, Hans-Georg Kaltenbrunner, Vp Manufacturing Strategy Emea di Jda, secondo cui il settore manifatturiero e i processi di gestione della supply chain e della logistica saranno i primi a essere rivoluzionati dalla stampa tridimensionale il cui valore, stando agli ultimi dati diffusi da Canalys, arriverà a toccare i 16,2 miliardi di dollari entro il 2018.
Un punto a favore della riduzione dei costi e degli scarti
Ma anche se la maggior parte di quanto delineato non avverrà nell’immediato futuro, un dato appare ormai certo: la tecnologia di stampa 3D consentirà alle aziende manifatturiere di realizzare prodotti su ordinazione in modo molto più semplice, contribuendo a contenere i costi e a ridurre al minimo gli scarti.
Ci crede Kaltenbrunner secondo cui, nonostante la produzione in alcuni Paesi del mondo sia indiscutibilmente a basso costo, gestire una rete logistica globale non lo è, “soprattutto se consideriamo l’onere del trasporto”.
Da qui l’idea di utilizzare una tecnologia che consente alle aziende di collocare i centri manifatturieri più vicino ai mercati strategici, accorciando, così, la catena di fornitura e contribuendo a ridurre le emissioni inquinanti.
I centri manifatturieri dislocati a livello regionale, continua il manager di Jda, possono anche soddisfare meglio le esigenze di disponibilità di scorte, in particolare per le parti di ricambio e per la produzione di beni di consumo personalizzati.
Evolversi o perire
Al diminuire del costo della stampa 3D, sostiene Kaltenbrunner, vedremo emergere imprese manifatturiere specializzate nella fornitura di prodotti semplici, come le piccole parti di ricambio, tanto da prevedere che, con il tempo, la stampa 3D farà sì che le aziende manifatturiere tradizionali si focalizzino sulla realizzazione di prodotti a elevato contenuto tecnico e specialistico.
Quelli che non lo sono, continua, verranno realizzati dai punti di stampa 3D, mentre i beni più economici, atti a rispondere a esigenze occasionali, arriveranno a essere stampati dai consumatori stessi, semplicemente acquistando e scaricando un file di stampa tridimensionale.
Non solo.
In un mondo orientato alla “consegna entro 24 ore”, in cui i clienti desiderano ricevere rapidamente ciò che hanno acquistato, la stampa 3D consentirà alle aziende di consegnare le proprie merci in tempi più rapidi, contribuendo a soddisfare la crescente domanda di beni sempre più personalizzati, che ha già coinvolto i mercati dell’abbigliamento e delle calzature.
Capacità distributive: a chi interessano più?
Ciò detto, al di fuori del settore manifatturiero, la tecnologia di stampa 3D pare destinata a cambiare il modo in cui i fornitori di servizi logistici, in particolare quelli che offrono servizi globali, operano.
La tecnologia in gioco finirà per ridurre progressivamente la dipendenza di una serie di aziende dalle loro capacità distributive, tanto che le terze parti dovranno adattarsi facendo, ad esempio, evolvere il proprio portafoglio di servizi logistici includendo servizi di stampa 3D.
Questo scenario, conclude il manager, vedrà nuove imprese agire essenzialmente da distributori e produttori a valore aggiunto, grazie all’utilizzo di licenze Ip per realizzare e consegnare a livello locale prodotti ideati da altri, con un impatto positivo anche in termini di impatto ambientale.
Verso un consumismo sostenibile
Ma per una riduzione della movimentazione fisica di materiali e merci c’è chi guarda con sospetto agli inevitabili sprechi che si annidano dietro questa nuova forma di produzione, in particolare per quanto riguarda i beni di largo consumo.
La speranza, non solo di Kaltenbrunner, è che i materiali utilizzati per la stampa 3D continuino a riguardare, sempre di più, plastiche lavorate a caldo, facili da riciclare e utili alla creazione di un “ciclo virtuoso della supply chain”, all’interno del quale i clienti potrebbero riciclare i beni usati, danneggiati o indesiderati riportandoli nei punti vendita locali di stampa 3D, per essere fusi e trasformati in nuovi prodotti.