Fabio Pascali, Regional Director Italy, Cloudera, spiega perché lo sviluppo su scala di industrie critiche richiede un approccio federato alla sovranità dei dati.
La recente indagine Cloud Pulse 2Q22 di IDC ha messo in luce come, per gran parte delle imprese che usufruiscono del cloud o stanno pianificando investimenti in questa direzione, sovranità dei dati e conformità del settore avranno un ruolo rilevante sul futuro delle loro architetture IT e sulla scelta dei fornitori di servizi cloud e degli ambienti di data center primari. Solo il 4% delle organizzazioni ha indicato che la propria organizzazione IT non sarà influenzata da considerazioni sulla sovranità dei dati e sulla conformità.
Nell’ultimo periodo, il tema della sovranità dei dati ha conosciuto una particolare accelerazione. In Italia, con l’avvio del Polo Strategico Nazionale e dell’alleanza con l’Agenzia Nazionale per la Cybersecurity, la gestione centralizzata dei dati è stata al centro di diverse discussioni anche in ambito politico, assieme alla questione relativa alla sicurezza dei dati stessi, ad essa strettamente connessa.
IDC prevede che le considerazioni sulla sovranità dei dati e sulla conformità del settore saranno sempre più importanti nelle decisioni relative alla progettazione, al funzionamento e alla gestione delle architetture IT (compresa la selezione dei fornitori di servizi cloud). Questo riflette in parte la crescente importanza delle normative, tra cui il GDPR, che sottolinea l’importanza della protezione dei dati personali e prevede regole specifiche per la conservazione e il trasferimento dei dati.
Di conseguenza, è molto probabile che assisteremo a una maggiore attenzione sulle piattaforme federate di dati sicuri. Un esempio è Gaia-X, un progetto federato a cui stanno lavorando diversi Paesi europei e che punta ad accelerare l’innovazione raggiungendo la sovranità dei dati. Piuttosto che operare come un singolo cloud, un sistema federato collega molti fornitori di servizi cloud e utenti in un ambiente trasparente. L’idea è quella di ridurre l’attuale dipendenza dai cloud hyperscaler americani, che attualmente detengono l’80% dei dati, sviluppando una rete di infrastrutture e servizi IT, gestiti da realtà locali ed europee, con la garanzia di una supervisione istituzionale volta a tutelare cittadini e imprese.
Stiamo già vedendo organizzazioni svelare piani per lo sviluppo di una piattaforma di dati federati, nel tentativo di gestire grandi quantità di dati su più piattaforme per velocizzare settori cruciali come la pubblica amministrazione, le utility, le telecomunicazioni o la sanità, come sta facendo, ad esempio, l’NHS, il sistema sanitario inglese.
Un approccio unificato al data fabric per fornire fonti di dati eterogenee in modo intelligente e sicuro in modalità self-service, su più cloud e on-premise, è in sostanza un sistema di gestione dei dati federati su scala, che aiuta le aziende a superare le sfide che devono affrontare in materia di dati. Le organizzazioni potranno essere pronte ad una maggiore richiesta di dati visibili e interoperabili, che verrà alimentata da ulteriori normative in tema di sovranità e privacy dei dati, e agire proattivamente non solo nella creazione di politiche di governance dei dati, ma anche nell’individuazione di opportunità condivise di crescita.
Andando oltre i colli di bottiglia operativi derivanti da sistemi monolitici e centralizzati, sarà possibile spostare i vantaggi di un approccio federato dal livello della singola azienda al livello di settore: personalizzazione dell’esperienza, riduzione dei costi e dei tempi operativi, maggior responsabilizzazione dei singoli team e dipendenti grazie all’analisi dei trend e all’attività di business intelligence.
In questo senso, una piattaforma agnostica, che raccoglie dati da sistemi e piattaforme diverse, offrirebbe alle imprese la flessibilità necessaria per accedere ai dati da diversi cloud e siti senza limitazioni, senza doversi preoccupare dello stoccaggio di grandi volumi di dati, e soprattutto avendo a disposizione un’unica fonte di verità nella quale sono presenti informazioni coerenti, automaticamente organizzate e uniformate, eliminando anche il rischio della perdita dei dati generato da eventuali spostamenti o aggiornamenti.
Per conseguire una vera strategia di sovranità del dato, a nostro avviso, serve adottare una piattaforma dati, in grado di disaccoppiare il tema delle risorse dal tema del dato e della sua valorizzazione. Le risorse possono essere quindi on premise o in public cloud a seconda dei requisiti, ma grazie alla piattaforma dati agnostica sarà possibile adeguare le risorse nello spazio e nel tempo. Al cambiamento dei requisiti, la sovranità del dato potrà sempre essere mantenuta, evitando continui e onerosi progetti di adattamento e migrazione.
Nella pratica per le imprese, ciò si traduce in prestazioni migliorate, maggiore efficienza dei processi e della fornitura dei servizi, riduzione della spesa grazie alla visione di insieme che è possibile ottenere. Se allarghiamo ancora la prospettiva ad interi settori, una vera federazione di dati può abilitare un più facile accesso a informazioni, contenuti e conoscenze, che incentivano a loro volta la partecipazione, lo sviluppo di servizi innovativi e la creazione di nuovi modelli di business. Infine, a livello di sistema Paese, tutto ciò può rendere possibile una superiore libertà di scelta, e quindi una relativa indipendenza da ogni partner o fornitore terzo.