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Gli investimenti intelligenti creano fabbriche smart

Oggi ci sono le fabbriche intelligenti e il merito è degli investimenti smart che sono stati fatti (e che vanno proseguiti).

Lo pensa e lo dice Stephen Dyson, responsabile di Industry 4.0 di Proto Labs.

L’84% degli intervistati da Capgemini per la Relazione globale sulle fabbriche intelligenti, dice Dyson, ha dichiarato di avere avviato un’iniziativa di fabbrica intelligente nella propria azienda, nella quale si utilizzano processi di produzione online basati su automazione e robotica avanzate unitamente all’analisi dei big data e all’Internet delle cose (IoT) per migliorare la produttività, la qualità e l’efficienza degli stabilimenti.

Un manager su due di quelli intervistati ha affermato di avere investito oltre 100 milioni di dollari negli ultimi 5 anni in tali iniziative, mentre il 20% ha dichiarato di avere investito 500 milioni di dollari o più.

Stephen Dyson di Proto Labs

La relazione prevede l’aumento della produttività risultante da tali iniziative entro il 2022 apporterà all’economia globale un contributo di 1500 miliardi di dollari.

Per prepararsi a un futuro caratterizzato dalla produzione digitale e da livelli elevati di automazione, le aziende manifatturiere di oggi devono quindi compiere una transizione che coinvolgerà non solo il reparto produttivo ma l’azienda nella sua totalità e la relativa supply chain.

Cambia la catena del valore

Industria 4.0 per Dyson non è solo un approccio diverso alla gestione di un’azienda ma anche un modo completamente nuovo di gestire la supply chain.

Il termine Industry 4.0 abbraccia termini di consegna brevissimi, produzione on-demand e personalizzazione di massa, oltre a rappresentare per i fabbricanti, indipendentemente dalle loro dimensioni, l’opportunità di competere sulla scena globale.

La tradizionale catena del valore, nella quale ogni fase è contraddistinta da grandi quantitativi di scorte a magazzino, dallo stabilimento al rivenditore all’ingrosso, dal grossista al dettagliante e da questi al consumatore, viene abilmente messa da parte grazie alla connettività digitale.  Interagendo con strumenti di configurazione online dei prodotti e sistemi di ricevimento degli ordini ERP (Pianificazione delle risorse aziendali) basati sul Web, i clienti possono ordinare direttamente i prodotti e, al ricevimento dell’ordine, le attività di produzione e consegna seguono automaticamente.

Mentre alcuni produttori preferiscono mantenere i loro processi tradizionali non digitali, dovranno rendersi conto che l’industria nella sua globalità sta integrando sempre più la digitalizzazione. Secondo quanto indicato dalla relazione di Capgemini, metà delle aziende manifatturiere del Regno Unito, Francia, Germania e degli USA sono già pronte ad adottare un’iniziativa finalizzata a rendere “intelligente” le loro fabbriche, e a cogliere i vantaggi di efficienza e produttività che ne conseguono, se già non lo hanno fatto.

Il nuovo stile di produzione, introdotto dall’Industry 4.0, rappresenta un allontanamento radicale dai tradizionali modelli di business e dalla tradizionale catena del valore. Per avanzare nel cammino verso la digitalizzazione sono richiesti investimenti, sebbene sono esclusivamente nelle nuove tecnologie di produzione.  Per esempio, occorre aggiornare i sistemi di back office, sviluppare le applicazioni Web rivolte ai clienti e attribuire una maggiore importanza all’analisi dei dati.

Per Dyson i profili della forza lavoro inizieranno ad adattarsi ai cambiamenti, e le tradizioni competenze di produzione assumeranno minore importanza rispetto a quelle della produzione digitale, della robotica e dell’automazione.

Come sta già accadendo in altri settori, la produzione sta registrando una carenza di competenze avendo a disposizione un numero troppo esiguo di ingegneri e altre figure qualificate, secondo i risultati emersi da recenti relazioni del settore.

Pertanto, per chiudere il gap di competenze e ispirare i Millennials a studiare ingegneria e a intraprendere una carriera in produzione, occorre sfatare i falsi miti del settore e spiegare alla prossima generazione di lavoratori la realtà della moderna produzione.

No fear

Il concetto è anche legato a un problema di percezione, dato il timore che alcune persone hanno manifestato circa il fatto che l’automazione e la robotica domineranno la produzione e sostituiranno la presenza umana all’interno della forza lavoro.

Per Dyson questi timori sono infondati in quanto il modello di business sottostante non è cambiato; ci si dovrebbe invece concentrare sui vantaggi commerciali che le nuove tecniche e la nuova tecnologia sono in grado di offrire.

Indipendentemente dal livello di automazione e robotica necessario per creare una fabbrica intelligente, si continuerà ad avere bisogno di operai specializzati per assicurare che le mansioni vengano portate a termine con precisione.

La produzione digitale, chiosa Dyson, è fondamentalmente una serie di connessioni che uniscono i clienti ai processi commerciali e alle tecnologie di produzione. Stabilendo tali connessioni, e considerando ciascuna di esse come un passo nel cammino della produzione digitale per giungere alla realizzazione di Industry 4.0, i fabbricanti beneficeranno presto dei vantaggi che la fabbrica intelligente è in grado di offrire loro.

 

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