Puntozero 3D è una startup innovativa fondata nel febbraio 2022 con l’obiettivo di occuparsi in modo specifico ed esclusivo di progettazione per manifattura additiva. La società nasce dalla convinzione dei quattro soci fondatori che per sbloccare l’enorme potenziale della stampa 3D sia necessario avere un approccio progettuale altrettanto innovativo.
Grazie a una forma mentis slegata dai vincoli di progettazione tradizionale, Puntozero 3D esalta il potenziale dell’AM sfruttando i concetti di Generative Design, Topology Optimization, Implicit Modeling, Lattice Structures. Questi concetti in continua evoluzione trovano nelle tecnologie di stampa 3D la loro massima forma di espressione.
Abbiamo intervistato Simona Arena, cofondatore di Puntozero 3D.
LE INTERVISTE DI 01FACTORY – PROGETTAZIONE ADDITIVA
01factory analizza il mercato della stampa 3D, o manifattura additiva, intervistando i protagonisti di questo comparto che sta crescendo in maniera estremamente veloce. Un tassello fondamentale della produzione additiva è rappresentato dalle aziende specializzate nella progettazione additiva, ossia dello sviluppo di progetti pensati appositamente per essere stampati in 3D con strumenti quali il generative design e l’ottimizzazione topologica.
Ci può parlare, prima di tutto, dello scopo di questa nuova società che ha fondato assieme ad altre tre persone?
Una delle caratteristiche più affascinanti di Puntozero 3D sta nella biomimetica, un approccio alla progettazione in cui i processi naturali forniscono soluzioni ai problemi industriali.
In natura ogni forma ha una funzione, ed è proprio questo il concetto che sta alla base dei progetti sviluppati, che nell’automotive così come nell’aerospace, nel medicale come nella moda, nel mondo delle protezioni sportive come nell’automazione industriale, si ispirano alle strategie di ottimizzazione naturali per la generazione di geometrie con funzioni specifiche, fino a modificare le proprietà meccaniche dei materiali e le performance dei prodotti, oltre a conferire un aspetto estetico esclusivo impossibile da realizzare con tecnologie tradizionali.
La vision di Puntozero 3D è di creare prodotti migliori, aiutare le aziende a innovare e risolvere problemi con un approccio progettuale fuori dagli schemi tradizionali
Per quali settori avete lavorato in questo primo anno di attività?
Automotive, fashion e sport. In particolare telai e componenti strutturali ottimizzati topologicamente sono interessanti per il settore quattro e due ruote. Le calzature e in generale gli accessori moda e tutte le attrezzature sportive in cui l’utilizzo di strutture lattice consente di migliorare comfort, ridurre l’impatto agli urti e ottimizzare le prestazioni.
Puntozero 3D nasce proprio per occuparsi in modo specifico di questo ambito. I soci fondatori infatti per esperienze lavorative e background universitario conoscono bene il mondo della stampa 3D già da molti anni, da quando nel lontano 2011 si parlava di prototipazione rapida.
Crediamo fortemente nel potenziale della stampa 3D e nel fatto che sarà sempre più utilizzata nel futuro per temi legati alla sostenibilità, alla delocalizzazione delle produzioni, alla personalizzazione e alla produzione on demand, tutte tematiche non più utopiche ma che iniziano ad essere sempre più concrete.
Vi occupate solo di progettazione additiva o avete internamente anche delle stampanti 3D?
Ricorriamo spesso a tecnologie che di prestano alla produzione in serie come Carbon, HP MJF, SLS, DMLS, Binderjet e simili.
Per natura il nostro modello di business non prevede l’inserimento di tecnologie di stampa 3D al nostro interno poiché in fase di sviluppo dobbiamo avere la libertà di indirizzare il cliente verso la tecnologia e il materiale più adatto allo sviluppo del suo progetto. Abbiamo però rapporti e collaborazioni con i più noti service e case madre del mondo della stampa 3D. Ricorriamo spesso a tecnologie che si prestano alla produzione in serie come Carbon, HP MJF, SLS, DMLS, Binderjet e simili.
Per quali tipologie di pezzi, applicazione e settori ricorrete attualmente alla manifattura additiva?
Utilizziamo la stampa 3D già in fase di sviluppo per testare geometrie, spessori, stampabilità, ma l’obiettivo è quello di andare in produzione in additive. Infatti le nostre geometrie sono difficilmente realizzabili con tecnologie tradizionali. Bisogna utilizzare l’additive quando serve e non come tecnologie sostitutiva ad altre. Anzi, spesso ci capita di utilizzarla in modo combinato con tecnologie tradizionali. Lavoriamo con materiali metallici e con polimeri anche termoplastici in base agli obiettivi di progetto, lo studio e la ricerca sui materiali fa parte della nostra principale attività di R&D.
Quali sono i risultati che avete ottenuto fino a oggi?
Riuscire a dimostrare ai nostri clienti attraverso lo sviluppo di progetti speciali che l’additive permette non solo di innovare e quindi di creare prodotti nuovi, ma anche di risolvere problemi e di migliorare prodotti esistenti è stata la più grande soddisfazione. A quel punto si lavora anche sul prezzo, ma non diventa la variabile discriminante. Siamo riusciti a creare prodotti dal design esclusivo, abbiamo ridotto il peso di componenti strategici, siamo riusciti a far funzionare meccanismi evitando assemblaggi e lavorazioni, questi sono solo alcuni dei benefici.
Quali sono i limiti attuali, secondo voi, della manifattura additiva?
I limiti che stiamo riscontrando possono essere suddivisi in due grandi macroaree: i costi in primis e l’assenza di infrastrutture. In italia esistono ancora pochi centri strutturati per gestire dall’inizio un processo produttivo additive per produzioni in serie.