Home Intervista Il robot MiR, un collega sempre pronto a collaborare

Il robot MiR, un collega sempre pronto a collaborare

Poche altre cose colpiscono l’immaginario collettivo come macchine in grado di muoversi da sole, almeno all’apparenza e svolgere mansioni altrimenti in carico a una persona. In alcuni ambiti ben definiti, una realtà invece ormai all’ordine del giorno, tanto utile quanto sicura, a condizione di mettere in campo adeguate competenze. «Nei nostri sistemi AMR, il software è una componente ancora più importante dell’hardware – spiega Alessandro Delucchi, Area Sales Manager Italia, Mobile Industrial Robots di MiR -. Se da una parte abbiamo in pratica motore, freni, scanner e telecamere, dall’altra bisogna garantire velocità affidabilità e sicurezza».

In un ambiente produttivo, non è poi così raro vedere affidata almeno una parte della logistica a un Autonomous Mobile Robot. Se i potenziali benefici sono ormai fuori discussione, capire tempi e modalità dell’inserimento in un’organizzazione è certamente un percorso più delicato.

A partire dall’investimento, aspetto senz’altro importante, ma da guardare in una prospettiva di lungo termine. Impiegare degli AMR significa infatti dover mettere in preventivo una fase di transizione, una di formazione e riorganizzazione del personale e soprattutto mettere a punto un piano di investimento preciso. Tutti punti sui quali MiR è convinta di avere una risposta e soprattutto poterlo dimostrare con i fatti.

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Progetti a lungo termine

«Uno dei nostri obiettivi principali è da sempre non limitarci a sviluppare prodotti orientati al presente – precisa Delucchi -. La nostra idea è guardare al futuro, nel senso che ogni nuovo software è retroattivo. Vale a dire, anche i modelli più datati possono sfruttare le nuove funzioni sviluppate dal nostro centro R&D».

Un primo ostacolo superato agevolmente in difesa di una tutela dell’investimento. Con alle spalle la garanzia di un dipartimento ricerca e sviluppo nel quale lavorano il 45% dei dipendenti dell’azienda. Dal quale scaturiscono anche aggiornamenti fisici ai sistemi robotizzati. La progettazione dei carrelli  per intralogisitca è infatti concepita in modo da poter essere aggiornata sostituendo alcuni componenti. Per esempio modificando bracci con una versione più evoluta o inserendo elementi in favore della sicurezza fisica.

Alessandro Delucchi
Alessandro Delucchi

«La nostra filosofia è da sempre offrire al cliente un prodotto futuribile, facilmente scalabile. Soluzioni in grado di continuare a lavorare a lungo anche al fianco di altri eventuali carrelli aggiunti in un secondo momento».

Inevitabilmente, dove si parla di robotica al servizio della produzione, sorgono timori sulle potenziali ripercussioni legate all’occupazione. Se dal punto di vista economico per l’azienda i benefici diventano presto evidenti, quelli invece dalla parte degli stessi lavoratori sono meno scontati.

«Un punto sul quale insistiamo con i nostri clienti è che si tratta di lavorare con i robot e non come robot. L’obiettivo è automatizzare processi a basso valore aggiunto, trasportare carrelli, pallet o scatole da un punto a un altro e in modo sicuro. Si libera per esempio il mulettista da una mansione ripetitiva, per certi versi a lungo andare anche a rischio di errore».

Non a caso, tra gli obiettivi di MiR anche una elevata personalizzazione. Il canale di distributori e system integrator è fondamentale nell’attività di progettazione di una soluzione su misura, capire come possa affiancare il personale e permettergli di concentrarsi su attività più strategiche per un’azienda. «La tendenza delle installazioni ci ha confermato come i nostri strumenti siano inseriti per affiancare il personale, e in diversi casi per sopperire alla carenza».

Il problema dello skill shortage infatti, non riguarda solo figure molto specializzate. La difficoltà nel trovare candidati da assumere è infatti estesa anche alla logistica interna e alla gestione di un magazzino, in particolare dove è necessario lavorare su turni. Per esempio, invece di passare buona parte del tempo a spostare materiali, un incaricato può concentrarsi maggiormente sulla relativa gestione in fase di stoccaggio o preparazione alla consegna.

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Il robot MiR affianca, non sostituisce, in sicurezza

Il prezzo da pagare per il dipendente si riduce quindi a una dimostrazione di flessibilità, passare infatti da gestire operazioni e interazioni con persone a convivere invece con degli AMR. In cambio, vedersi sgravati dalle poco gratificanti operazioni ripetitive e collaborare a migliorare l’efficienza del processo aziendale.

Una convivenza anche all’insegna delle sicurezza sotto due aspetti, a partire da quella fisica. Inevitabilmente vedere dei veicoli autonomi muoversi intorno genera per lo meno timori. Per questo, è necessario prevedere macchinari in grado di tenersi a debita distanza e soprattutto riconoscere ogni potenziale situazione di pericolo, rallentando, fermandosi o addirittura parcheggiandosi temporaneamente.

Più delicato invece, anche solo perché decisamente meno visibile, il secondo volto della sicurezza. «Un AMR è naturalmente connesso all’infrastruttura IT e come tale va considerato dal punto di vista della cybersecurity. Se nelle aziende più grandi questo è un aspetto in genere scontato, quando ci troviamo nelle realtà medie o piccole è un tema spesso sottovalutato, dove spetta a noi spiegarne gli aspetti. In ogni caso, sono aspetti tenuti sempre in considerazione durante lo sviluppo del software e costantemente aggiornati».

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L’interfaccia del software MiR

Per assicurarsi inoltre anche che venga sfruttata a dovere, come peraltro in ogni aspetto riguardante il software, MiR cura in modo particolare l’usabilità dell’interfaccia. Fermo restando la possibilità di intervenire comunque a livello di codice, per i meno esperti è disponibile un’interfaccia Web based dalla quale gestire i sistemi, con libertà d’azione collegata alle credenziali. «Aiutare a capire come sia possibile modificare alcuni elementi in modo semplice aiuta a percepire l’AMR come un collega, un aiuto sempre a portata di mano. Per questo dedichiamo molta cura all’interfaccia e la consideriamo uno dei nostri punti di forza».

Superato ogni potenziale ostacolo circa l’opportunità di adottare un sistema automatizzato per l’intralogistica, inevitabilmente il discorso si sposta verso gli aspetti economici. Fermo restando la necessità di studiare caso per caso il contesto nel quale inserirlo e naturalmente compilare un relativo preventivo, c’è un aspetto importante in grado di spiegare la portata dell’innovazione.

«Dipende da una serie di fattori – conclude Delucchi -, ma in linea di massima il ritorno dell’investimento per un sistema MiR è compreso tra dodici e diciotto mesi. La differenza sta soprattutto nell’impiego; più si lavora su turni più sarà ridotto».

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