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Ferrulli, HP: la produzione con la stampa 3D è ormai un dato di fatto

Intervista a tutto campo con Davide Ferrulli, ora a capo dell’additivo di HP anche in Francia e nei Paesi nordici. Il cambio di passo e generazionale della stampa 3D è stato fatto. Due milioni di pezzi in Italia.

Il report Am Trends in EMEA di Hp, condotto tra marzo e giugno, ha analizzato le motivazioni e le strategie di investimento in sei mercati chiave europei: Francia, Germania, Italia, Spagna, Benelux e Regno Unito.

Per realizzare il report è stato intervistato in modo indipendente un gruppo di produttori di componenti industriali di diverse dimensioni e con un’ampia gamma di specializzazion .

Lo studio ha esaminato come le aziende che hanno già implementato processi di produzione digitale e additiva per la realizzazione di parti industriali percepiscano i vantaggi derivanti dall’adozione della strategia additiva, e in che misura si aspettano la continua accelerazione di questo macrotrend nel breve e medio termine.

E i risultati sono stati ineludibili, in particolare per l’Italia: per il 60% dei produttori nazionali di parti industriali, il principale vantaggio della produzione additiva è stata la maggiore efficienza delle parti 3D. Inoltre, il 75% considera la sostenibilità importante per la digitalizzazione dei processi produttivi, e sempre il 75% prevede, nei prossimi 12 mesi, di investire in processi di digitalizzazione tra i 100.000 euro e oltre un milione di euro.

Il 60% delle aziende italiane intervistate ritiene che il principale vantaggio dell’additive manufacturing sia la possibilità di ottimizzare forma e performance dei loro prodotti. Il 75% si aspetta una crescita esponenziale dell’additive manufacturing nel medio termine. Per il 57% l’additive manufacturing è il supporto necessario per accorciare la supply chain. La sostenibilità è considerata un fattore chiave per promuovere la digitalizzazione per il 75%. 

Abbiamo sentito al riguardo Davide Ferrulli, Regional Manager HP 3D Printing France, Italy, Nordics.

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Davide Ferrulli, Regional Manager HP 3D Printing France, Italy, Nordics

Due milioni di pezzi stampati in Italia

Per Davide Ferrulli (ecco cosa ci diceva esattamente un anno fa)  il mercato della produzione in 3D è ormai vasto e il report Am Trends è un racconto puntuale di come le cose stiano accadendo nel mondo industriale.

Basta ricordare, per Ferrulli, i “2 milioni di pezzi stampati in Italia con sistemi HP in un anno, mentre l’anno precedente erano un milione“. E il dato è veritiero, “perché le macchine sono tutte collegate in remoto“. Anzi, potrebbe addirittura essere superiore, dato che con una build si possono stampare più pezzi identici.

Sono anche complessivamente aumentate le macchine installate, “anche se non sono raddoppiate, come i pezzi stampati” e qualche service “si è dotato di macchine più veloci, capaci di due elaborazioni al giorno“.

Siamo dunque alla seconda generazione di macchine HP presso i service, il che è indicativo del salto di qualità e di dimensione che ha compiuto il mercato. Che diventa quasi incensibile, dato che “sono tante le aziende che usano le nostre macchine tramite i service, ma noi non le possiamo conoscere“.

Tante aziende quindi, testimoniano che oggi la produzione in 3D ha oramai superato la prototipazione. “In Italia una grossa mano l’hanno data gli incentivi, che sono andati a beneficio non tanto di chi le macchine le utilizza, ma di chi le compra. come i service. Molti sono passati alla seconda alla terza macchina, estendendo il campo di applicazione“, spiega Ferrulli.

Questione di materiali

Sul piano dell’utilizzo dei materiali la parte del leone la fa ancora il nylon PA12, che a livello di prestazioni industriali “si è rivelato migliore addirittura di quanto si immaginasse. È valido per molte applicazioni e cuba l’80% della produzione” e non sono in Italia: “anche in Francia e Germania“.

Poi c’è “il PA11 che sta prendendo piede, vuoi anche perché di origine vegetale e soddisfa i requisiti di sostenibilità della produzione” che stanno vieppiù diventando importanti, ci spiega Ferrulli. E anche il polipropilene era abbastanza atteso, perché in ottica green si può smaltire come plastica normale. Pure gli elastomeri stanno crescendo.

Riguardo la richiesta da parte del mercato di materiali biocompatibili, Ferrulli ricorda che “il PA12 non è impiantabile, ma è biocompatibile. Siamo attenti alle richieste del settore biomedicale. Si fanno già dime chirurgiche in PA12. Puntiamo al mercato delle protesi e ortesi, che in Italia è molto frammentato, dato che c’è l’abitudine a rivolgersi ai service“, una trentina in tutto in Italia.

Per quanto riguarda la stampa a metallo (che in HP è affidata a una divisione separata rispetto a quella gestisce la stampa con plastica), sta andando avanti Molti clienti usano questa tecnologia tramite Gkn. Non c’è ancora una macchina a metallo in vendita. Quando avverrà, sarà certamente “una macchina per grosse produzioni“.

I prossimi passi e il PNRR

Con un PNRR in fase iniziale, quali sono le prospettive per i prossimi passi?

Cominciano ad arrivare aziende che hanno dapprima utilizzato un service e ora decidono di portarsi in casa la tecnologia. L’obiettivo adesso è integrare la soluzione di stampa 3D nell’infrastruttura digitale dell’azienda, anche a livello software, per automatizzare i lavori con job ripetitivi ma personalizzati, come le ortesi“.

Spazio ci sarà anche alle azioni per l’automazione fisica della stampa 3D, con soluzioni per la gestione dell’output della stampante.

E quello a cui si punta è la “creazione isole di lavoro con conseguente robotizzazione, proprio come è accaduto per le macchine utensili“.

Per fare tutto questo le competenze ci sono?

La consapevolezza ormai c’è – risponde Ferrulli – gli imprenditori lo sanno che si può produrre con il 3D. Ma c’è sempre il dubbio che i loro progettisti sappiano utilizzarla“. Al netto di ciò, per Ferrulli l’offerta di formazione c’è ed è buona: “alcuni service stanno facendo formazione e alcune aziende scelgono di avere un ambassador interno“.

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