Quattro profili che presentano quattro giovani donne che lavorano in ambito STEM per la multinazionale Comau con headquarter a Grugliasco (TO), specializzata nella ricerca e nella produzione di soluzioni tecnologiche per l’industria.
Come afferma Comau, l’estate scorsa l’Istituto di Statistica dell’UNESCO (UIS) ha presentato il report Women and Science sullo stato di salute delle donne nelle professioni STEM. Da questa ricerca è emerso che le donne sono circa il 30% dei ricercatori del mondo e che meno di un terzo delle studentesse sceglie di studiare materie come matematica e ingegneria all’università.
Questo gap rappresenta un limite rilevante che si ripercuote sul mondo del lavoro e sull’intera società, specialmente se si pensa che team eterogenei indipendentemente dall’etnia, età, identità di genere, sessualità o provenienza prendono decisioni migliori, sono più innovativi e produttivi.
Lo studio mette in luce come, tra le motivazioni principali che allontanano le ragazze dal percorso scientifico, ci sia il desiderio di fare qualcosa che abbia impatto sulla collettività che non viene visto in modo immediato in questi settori. Il problema che si riscontra oggi è che le materie STEM sembrano scollegate dalla quotidianità. È quindi fondamentale mostrare come le donne contribuiscano in settori a prevalenza maschile già oggi e come si possa andare oltre agli stereotipi occupazionali mostrando ad altre donne che non solo è possibile intraprendere un percorso ricco di soddisfazione in tali ambiti ma soprattutto come sia possibile fare la differenza.
È per questo che alcune delle “donne di Comau” hanno accettato di mettersi a disposizione attraverso la loro storia e il racconto del loro lavoro alle prese con le tecnologie per l’industria, come esempio per tutte le ragazze delle nuove generazioni che magari possono avere dubbi o essere indecise ma sentono che le STEM potrebbero essere il proprio percorso di vita.
Ecco, quindi, di seguito i profili e le storie di Fariba Madhoohi, Lucrezia Morabito, Leah Wilson e Chiara De Ferrari, che lavorano per Comau in Italia, UK e Germania.
Fariba Madhoohi, Manager di prodotto / MATE-XT
Dall’Iran all’Italia, è la passione per ciò che fai a farti prendere il meglio dalle persone e dalle situazioni, a farti crescere e contribuire anche in settori a prevalenza maschili, a prescindere dal sesso o dalla nazionalità
Fariba ricopre il ruolo di Product Manager in Comau, dove collabora da oltre nove anni. È infatti arrivata a Torino dopo la laurea triennale presa nel suo paese, l’Iran, dopo aver intrapreso il percorso nelle STEM come strada ispirata da suo padre, direttore di una fabbrica, dove è cresciuta sviluppando l’amore per questo ambito. Proprio in Italia Fariba ha conseguito la magistrale e il master in Automation Industry al Politecnico da dove, grazie a una partnership tra azienda e università, ha potuto prendere parte a un tirocinio in Comau con il ruolo di Manufacturing Engineering.
Inizialmente la sua attività giornaliera si è svolta in officina lavorando sui processi di produzione a Torino ma anche in Cina e Romania. Sempre in Comau ha avuto poi modo di crescere specializzandosi su un prodotto specifico, il Mate, l’esoscheletro di cui è oggi Product Manager. Fariba lavora tutti i giorni con l’esoscheletro che vede quasi come un figlio, anche grazie al suo contributo, infatti, si è trasformato da idea a soluzione presente sul mercato. Tra le sfide maggiori nel suo lavoro c’è proprio quella di voler rendere l’esoscheletro quanto più possibile utile alla comunità in quanto tecnologia che vive a stretto contatto con chi lo indossa che deve portare benefici reali a partire da principi meccanici.
Fariba è molto orgogliosa del suo lavoro nonostante non sia stato facile crescere professionalmente lontana dalla famiglia, in un Paese diverso dal proprio a iniziare dalla lingua e in un ambiente totalmente maschile, specialmente per quanto riguarda l’inizio in officina in un contesto totalmente meccanico e di produzione. Inizialmente, lavorando per migliorare gli aspetti di produttività del processo, per Fariba non è stato facile confrontarsi con gli operai e spiegare come cambiare il lavoro che da tanti anni facevano per aumentare la produttività.
Nonostante questo, lo ha fatto e ha contribuito alla creazione di nuove linee di produzione. Queste esperienze le hanno permesso di maturare una profonda consapevolezza per cui per un corretto percorso nelle discipline STEM occorrono ambienti di lavoro sani come quello di Comau ma anche la capacità di mettere a sistema le proprie differenze a prescindere dal sesso.
“Non bisogna aver paura di entrare. Questi ambienti hanno opportunità importanti e tutti hanno tanto da insegnarti, a prescindere che ci sia davanti un uomo e una donna. La giusta consapevolezza di sé, di tutto ciò che possono darti gli altri e la passione per ciò che fai aiuta a non sentirsi in difficoltà. Inoltre, per sapere di non essere sole basta collegarsi ai social. Oggi ci sono un sacco di donne che in tutto il mondo lavorano in questo ambiente, anche su Linkedin è possibile trovare tantissime professioniste e vedere la loro passione, i loro progetti e successi in questi ambienti. Gli esempi sono tanti, non è detto che le donne si troveranno da sole in questo percorso. Anche se non ci fossero nella loro realtà, sicuramente, sono già presenti donne di successo nelle STEM”.
Lucrezia Morabito, Product Marketing e prima Data Scientist per Comau
La passione per la matematica le ha fatto scoprire come ordine e fantasia possano convivere. L’esperienza diretta le ha fatto comprendere quanto le STEM abbiano applicazioni concrete per la vita quotidiana e contribuiscono allo sviluppo dell’industria e della società e in questi risultati non ci sono differenze di genere.
Lucrezia, Product Marketing e prima Data Scientist per Comau oggi si occupa degli aspetti di marketing relativi alla robotica mobile e alla parte delle rinnovabili, analizzando come la tecnologia possa fare la differenza sul mercato per rispondere alle esigenze e ai bisogni concreti dei clienti. Questo aspetto, le ricadute pratiche delle teorie apprese durante il suo percorso di studi e professionali, è uno degli elementi che Lucrezia ama del suo lavoro e che caratterizza da sempre la sua passione per le cose pratiche dove non manca però creatività.
Anche la sua formazione nasce su queste basi, sulla necessità di avere ordine ma non perdere una dimensione astratta, ricadute concrete ma anche elementi empirici, aree che Lucrezia fin dall’inizio dei suoi studi riconosce nelle STEM e in particolare nella matematica, tanto da laurearsi proprio in Ingegneria matematica, sfatando i pregiudizi per cui si tratta di discipline esclusivamente tecniche a volte addirittura assimilate a delle gabbie. Il suo percorso continua poi con il master in Industria 4.0 che le permette di ampliare ulteriormente i suoi ambiti di interesse e da cui parte con un apprendistato di alta formazione il suo ingresso in Comau, realtà scelta perché affascinata dal rapporto con l’officina, con gli oggetti fisici dove poteva vedere concretizzati i suoi studi. In Comau entra poi nel dipartimento di Innovazione Digitale dove si occupa di programmazione, IoT e Progetti Europei.
Durante i due anni di master Lucrezia ha ottenuto riconoscimenti dalla comunità scientifica grazie al progetto Digital Twin che unisce la sua tesi di master con l’interesse interno a Comau che ha dato vita, in collaborazione con Comau USA, ad un progetto cliente di applicazione di questa metodologia basata su raccolta dati, simulazione e aiuto alla produzione. Da qui è nato un paper per una conferenza, l’IFAC INCOM 2021 che le ha permesso di ricevere un premio come miglior autore under 30.
Questo per Lucrezia è stato un grande traguardo che ha dato al suo lavoro un riconoscimento pubblico, un accreditamento presso la comunità scientifica e soprattutto delle applicazioni reali. Lavorare in un settore di appannaggio maschile per Lucrezia non è mai stato un problema. “Le sfide sono presenti in qualsiasi ambito lavorativo. È fondamentale però non farsi etichettare sia per genere sia per competenze. Le STEM sono discipline che consentono molteplici applicazioni reali che vanno oltre esercizi di ricerca e offrono benefici alla collettività, questo fine dovrebbe essere il file rouge che guida la comunità scientifica intera, uomini e donne insieme”, spiega Lucrezia. Proprio per mettere insieme generi e competenze Lucrezia ha preso parte attiva alla creazione della prima edizione del Master Universitario di II livello “HumanAIze: le scienze umane e sociali per l’intelligenza artificiale” istituito dal Politecnico di Torino e l’Università degli Studi di Torino, per iniziativa dell’Associazione STEM by Women.
Leah Wilson
Se non ci sono tante donne nelle STEM, non vuol dire che non ce ne saranno, l’empowerment femminile in queste discipline è fondamentale e ciascuna donna in questo settore rappresenta un passo avanti.
Leah lavora per Comau UK e ricopre il ruolo di Graduate Project Manager. Leah ha iniziato il suo percorso professionale durante gli studi in ingegneria, con un apprendistato in Comau che le ha permesso di acquisire le competenze necessarie per il ruolo che attualmente ricopre. Oltre a lavorare in questo team Leah sta studiando per una seconda laurea in Manufacturing Engineering con l’obiettivo di migliorare le sue competenze nelle attività CAD e di simulazione, nelle teorie di ricerca e progettazione, nella gestione della produzione e dei processi e nella meccanica dei materiali.
Ad ispirare Leah nella scelta del suo percorso di studi è stata la sua famiglia, in particolare il nonno, ingegnere nell’industria dell’automazione, il padre come ingegnere elettrico e il fratello maggiore. Queste figure maschili hanno portato alla scelta delle discipline STEM e anche lei vorrebbe essere un modello da seguire per le donne più giovani, a partire da quelle della sua famiglia.
Leah riconosce un senso iniziale di disagio provato sia quando erano solo due donne su una classe di 20 persone all’università sia in alcune occasioni quando magari presso alcuni clienti era una delle poche donne con indosso un elmetto, una maschera e stivali di sicurezza. Una realtà che però, per fortuna, nel corso degli anni, ha visto in progressiva trasformazione riconoscendo sempre più donne nei cantieri e nei corridoi dell’università.
Fare un’esperienza di lavoro o un apprendistato anche durante gli studi secondo Leah è un ottimo modo per le persone che vogliono intraprendere questo lavoro perché consente di potersi fare un’idea, in tempi brevi, di quello che questo ambito può offrire.
“Soprattutto le donne hanno bisogno di essere ispirate fin da piccole alla professione di ingegnere e a dove questa professione potrebbe portarle. Quando ho lasciato la scuola, sono stata l’unica donna del mio anno a entrare in un’industria ingegneristica. È necessario influenzare maggiormente le giovani generazioni. Alle donne consiglio di non avere paura a sfidarsi e a uscire dalla propria zona di comfort, perché questo lavoro offre molte opportunità. Non scoraggiatevi e credete in voi stesse”.
Chiara de Ferrari, Technical Project Leader Comau Germania
Le proprie attitudini guidano nelle scelte delle STEM più dei pregiudizi ma occorre far conoscere queste discipline e le relative capacità e potenzialità già nella formazione primaria con programmi e attività pensati al di là del genere
Chiara de Ferrari è ingegnere meccanico e ricopre il ruolo di Technical Project Leader in Comau Germania. Per Comau si occupa di presentare ai clienti le soluzioni più adatte, anche da un punto di vista tecnico e meccanico. È l’interfaccia dell’azienda con i clienti ed è anche la persona che fa da ponte tra il team di ingegneria e il cliente. Il suo ruolo, quindi, non richiede solo competenze tecniche ma anche ottime doti comunicative.
Chiara è appassionata di auto e ama le materie scientifiche ed è per questo che sceglie di intraprendere un percorso di studi in Ingegneria Meccanica. Nel 2001, subito dopo la laurea si trasferisce in Germania dove inizia ufficialmente la sua carriera professionale lavorando per diverse aziende del settore automotive, mai in Italia. Dal 2022 al 2007, inizia la sua esperienza in Comau Germania come Mechanical Proposal dove farà ritorno nel 2017 dopo aver lavorato per dieci anni come libera professionista. In Comau ha acquisito competenze nell’ambito delle linee di saldatura, del Body in White Manufacturing e del Powetrain che è l’ambito che segue oggi.
Oggi si occupa principalmente di Powertrain e quindi dei progetti legati alla linea di saldatura per gli assi del motore. Segue soprattutto progetti che riguardano le linee per la produzione di auto elettriche perché il mercato sta andando sempre più verso questa direzione e Comau è all’avanguardia in questo campo. Un aspetto che le piace del suo lavoro è che nonostante possa apparire un ambito fatto solo di tecnicismi e procedure stabilite richiede invece anche molta creatività.
Oltre ad amare le auto e l’ingegneria Chiara ha un’altra passione che, seppure diversa, ha molto a che fare con le prime due. Chiara è, infatti, appassionata di sport e in particolare di canottaggio. Le sue passioni sono accomunate da amore per le sfide, costanza e impegno per raggiungere gli obiettivi. Ma non solo, sono tutte e tre considerate attività “da uomini” dove la presenza di donne è sempre molto scarsa. Per Chiara però questo non è mai stato un ostacolo perché ha sempre avuto le idee molto chiare su quello che voleva fare.
“Quando ho scelto il mio percorso di studi così come lo sport da fare non ho mai pensato che non fossero adatti a me in quanto donna. Per me era normale, avevo delle attitudini e le ho seguite. Ovviamente il gap tra uomo e donna lo notavo anche io. All’università spesso ero l’unica donna in aula e ancora oggi continuo ad avere solo interlocutori uomini. Quello che manca per superare questo retaggio culturale è sicuramente una maggiore esposizione dei giovani alle materie STEM, a partire dalla scuola. Il nostro settore in questo può fare tanto. Comau, ad esempio, ha ideato un progetto per avvicinare i bambini e le studentesse alle materie scientifiche in modo divertente portando in diverse scuole e.DO, un piccolo robot che permette a studenti di tutte le età di imparare e sperimentare i principi base o avanzati di robotica e per provare ad utilizzare i più comuni linguaggi di programmazione. Progetti come questi possono fare la differenza per avvicinare sempre più bambini e bambine alle materie scientifiche”.