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Aveva World 2024: condivisione dei dati e innovazione per un futuro sostenibile

È finita l’era dei silos!”. Lo afferma Caspar Herzberg, ceo di Aveva, multinazionale acquisita da Schneider Electric, dal palco dell’Aveva World 2024, l’evento annuale organizzato dall’azienda, che quest’anno si è tenuto a Parigi. Il riferimento è alla piattaforma Connect, annunciata ad aprile e che ora sta iniziando a venire integrata a pieno dai clienti. Una piattaforma che non va a sostituire le soluzioni già esistenti dell’azienda, ma che si aggiunge a questi, offrendo nuovi strumenti per l’elaborazione delle informazioni acquisite dai sensori IoT sullo shop floor. Uno strato ulteriore che non solo offre nuovi e più raffinati strumenti per l’analisi delle informazioni, ma semplifica la condivisione dei dati. All’interno dei vari reparti dell’azienda, ma anche verso l’esterno, con realtà di terze parti come partner o clienti.

Una condivisione che Herzberg è oggi imprescindibile: se si desidera decarbonizzare davvero le attività “abbiano bisogno di una collaborazione radicale” più spinta. E per abilitarla, è necessario facilitare lo scambio e l’estrazione di valore dai dati acquisiti. Che iniziano a essere tantissimi, forse troppi: a fine 2024 arriveremo a generare circa 147 zettabyte (un triliardo di terabyte), che diventeranno 175 già nel 2025, secondo le stime del Mit. È cresciuta la quantità di informazioni generate, ma allo stesso tempo è migliorata la qualità di questi dati e si sono evoluti molto rapidamente anche gli strumenti di analisi. Per estrarre ulteriore valore, e riuscire effettivamente a ridurre le emissioni di CO2, ora bisogna condividere le informazioni con altri attori.

Non ovviamente i dati riservati, come i segreti industriali, ma quelle informazioni che possono aiutare a far evolvere più rapidamente specifici settori e intere industrie. Sarebbe del resto inutile reinventare continuamente la ruota, ed è sensato che se un’azienda trova grazie ai dati delle soluzioni per accelerare più rapidamente il percorso di sostenibilità ambientale, allora condivida queste conoscenze per un obiettivo comune, quello di un mondo migliore. Facendo affidamento ai big data e all’intelligenza artificiale, fondamentale per estrarre insight da volumi giganteschi di informazioni non strutturate, e anche sull’intelligenza umana, che è il vero abilitatore dell’innovazione. Herzberg cita uno studio di Forrester del 2023 che evidenza come combinando dati in real time sul cloud con l’intelligenza umana sia infatti possibile incrementare il ritorno sugli investimenti del 466%. Anche perché, sottolinea Herzberg, alla fine “l’IA altro non è che il digital twin dell’essere umano”.

I big data però non sono l’unica fonte e non sempre sono necessari. Secondo Jean-Pascal Tricoire, chairman di Schneider Electric, non dobbiamo dimenticare l’importanza degli small data, che il manager definisce come “i dati giusti al momento giusto”. Set di informazioni che forse sono quelle più importanti per i partner, dato che sono “spendibili” più rapidamente. Soprattutto nelle iniziative di decarbonizzazione, che devono essere assolutamente accelerate. Entro 20 anni sarà necessario dare energia ad altri 5 miliardi di persone, e quindi collaborare con tutti gli attori della catena di approvvigionamento diventa fondamentale. Se per una grande azienda è relativamente semplice, infatti, abbattere le emissioni di scopo 1 e scopo 2, quando si parla di quelle di scopo 3 la faccenda è incredibilmente più complessa. Perché sono difficili da individuare e misurare, ed è quindi necessario condividere con tutte le realtà coinvolte i dati necessari ad accelerare l’implementazione di iniziative di sostenibilità. Nel caso di Schneider, per fare un esempio concreto, il 90% delle emissioni sono al di fuori dell’azienda.

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Aveva Connect, la piattaforma di intelligenza industriale

Secondo Rob McGreevy, chief product officer di Aveva, la tecnologia deve avere tre caratteristiche chiave: domain specific, cioè legata al contesto industriale per cui viene utilizzata; actionable, cioè in grado di gestire l’automazione; iper-collaborativa e interoperabile, così che possano trarne beneficio tutti gli attori della supply chain. Ed è proprio su questi tre pilastri che è stata sviluppata la piattaforma di intelligenza industriale Connect, che offre nativi di gestione dati, di visualizzazione, di sviluppo di applicazioni, capacità di modellazione e analisi e di gestione dell’utilizzo.

A tutti gli effetti, Connect è un nuovo layer applicativo che si posizioni immediatamente sopra quello di acquisizione dati, che può avvenire tramite i Pi System di Aveva o altri sistemi, e li connette al cloud. Offre servizi nativi di gestione dati, di visualizzazione, di sviluppo di applicazioni, capacità di modellazione e analisi e di gestione dell’utilizzo, ma soprattutto riunisce i dati, il digital twin, l’intelligenza artificiale industriale e una profonda esperienza di dominio. Tradotto in termini più semplici, è una piattaforma che permette di estrarre valore dai dati e di condividerli con facilità sia all’interno dell’azienda, sia con attori esterni. Include anche un marketplace, che i partner (fra cui Schneider Electric, Rib, Etap e non solo) potranno utilizzare per condividere le loro applicazioni e, in futuro, forse anche i dati. E proprio grazie a questa condivisione, “permette di passare “dal digital twin alla digital enterprise”, in pratica un gemello digitale non di singoli processi o di specifiche aree, ma dell’intera azienda.

Fra le novità di Connect (che è stata svelata ad aprile 2024) Aveva Operations Control, una sute integrata nella soluzione che offre accesso illimitato alle funzionalità di visualizzazione Hmi/Scada, allo storico, alla reportistica e alla collaborazione tra team. Le funzionalità di gestione dei dati consentiranno un nuovo ecosistema e nuovi casi d’uso, tra cui l’analisi basata sull’intelligenza artificiale per l’ottimizzazione della qualità e della produzione.

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Supporta l’intelligenza artificiale per estrarre insights dai dati, così come quella generativa per supportare gli utenti a migliorare la loro produttività. In vari modi. Sottoforma di assistente virtuale interrogabile con linguaggio naturale, naturalmente, ma è in grado di fare molto di più. Per esempio, accelerando alcune fasi del design di una fabbrica. Un esempio concreto lo porta sul palco McGreevy, spiegando come basterà posizionare sulla mappa della struttura delle componenti base, per esempio motori industriali, e lasciare che la funzionalità l’Industrial AI Assistant si occupi di tutti quei dettagli come progettare la connessione dei cavi di alimentazione e altri dettagli, velocizzando il processo di sviluppo e prevenendo potenziali di configurazione errori sin da subito. “Combinando Aveva Operations Control con la piattaforma Connect, gli utenti hanno accesso a funzionalità AI appositamente costruite per ottimizzare la produzione, la qualità e le metriche di sostenibilità”, ha sottolineato McGreevy, che aggiunge: “le ultime innovazioni di Aveva PI Data Infrastructure consentono ai clienti di sfruttare i dati operativi in tempo reale in una gamma più ampia di casi d’uso e di supportare gli utenti in più funzioni, sia all’interno che all’esterno dell’azienda”.

Le collaborazioni con Vulcan Energy Resources e Oxford Quantum Circuits

In occasione di Aveva World 2024 la multinazionale ha annunciato una serie di partnership, entrambe nell’ambito della sostenibilità. La prima collaborazione è con Vulcan Energy Resources, realtà che opera nei settori della green energy e della transizione della mobilità. L’obiettivo è ambizioso: supportare la produzione di litio totalmente decarbonizzata in Europa, un progetto sul quale l’azienda ha investito 1,5 miliardi di euro. Aveva fornirà a Vulkan la piattaforma Connect che utilizzata per migliorare la collaborazione nel progetto e l’agilità digitale negli asset industriali. Vulkan avrà quindi accesso a una suite completa di soluzioni software personalizzate per ogni fase. Componenti fondamentali, come il Contract Risk Management e l’Asset Information Management di Aveva, oltre al digital twin e al sistema di controllo e gestione dei documenti di Assai, permetteranno di condividere i dati in modo sicuro tra tutti  gli attori coinvolti nel progetto, appaltatori inclusi.

La partnership con Oxford Quantum Circuit (Oqc), invece, mira a diffondere il calcolo quantistico rendendolo disponibile ai propri clienti. All’atto pratico, l’idea è quella di installare dei computer quantistici all’interno dei data center, così da facilitare l’accesso a queste risorse di calcolo, accelerando la ricerca sul quantum computing. Un’idea che può apparire bizzarra, o quantomeno molto avveniristica, se si tiene conto del fatto che il calcolo quantistico non è ancora pronto per l’utilizzo al di fuori dei centri di ricerca: i supercomputer tradizionali sono ancora fondamentali. Ma in futuro, le cose cambieranno, e Oqc è convinta che gli elaboratori quantistici siano una soluzione che accelererà la decarbonizzazione. Il motivo? Al momento sono molto energivori, ma la loro velocità di elaborazione è tale che a fronte di consumi più elevati, siano molto più efficienti. “La crisi climatica spinge le industrie ad accelerare il loro percorso net-zero. Quanto più velocemente innoveremo per un mondo migliore, tanto meglio sarà. L’informatica quantistica cambia le carte in tavola in termini di velocità, efficienza e precisione. Sono convinto che la tecnologia quantistica permetterà un’innovazione più rapida e sostenibile nelle industrie”, afferma Herzberg.

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