Home Industria 4.0 Recenti traguardi per la meccatronica in Trentino

Recenti traguardi per la meccatronica in Trentino

Professionalità, creatività, innovazione e sostenibilità sono le principali caratteristiche del comparto meccanico-meccatronico trentino. Una filiera, questa, in continua crescita, che conta oltre 800 aziende e impiega circa 9.700 addetti. Il cluster – focalizzato in particolare su automotive, sistemi intelligenti, robotica, sensoristica e automazione industriale – si completa con la presenza di un incubatore d’imprese certificato: Polo Meccatronica. All’interno di questa struttura con sede a Rovereto, gestita dalla società pubblica Trentino Sviluppo per conto della Provincia autonoma di Trento, operano un’ottantina di aziende, dai grandi gruppi industriali come Dana, Bonfiglioli, Ducati Energia, Almaviva, SAME, Watts Industries alle PMI e alle startup innovative; ma sono presenti anche enti di ricerca come Fondazione Bruno Kessler, l’Università di Trento, il centro di prototipazione ProM Facility e diversi istituti scolastici, in un’ottica di sinergia e formazione specializzata. E proprio guardando a loro, le aziende Fati Engineering di Padova e Pulsar Industry di Modena hanno scelto di aprire una nuova sede operativa a Rovereto, dove investire nella ricerca industriale e nella ricerca di nuovi talenti.

La storia di Pulsar Industry comincia a Modena più di trenta anni fa. E qui si intreccia con le carriere di Marco Arienti, informatico milanese residente da tempo a Riva del Garda e di Nicolò Berteotti, giovane ingegnere di Folgaria. Entrambi, infatti, lavorano inizialmente nella sede emiliana – che conta oggi 75 dipendenti – e, conoscendo il “sistema Trentino” dell’innovazione e della ricerca e in particolare l’esistenza dell’hub industria 4.0 di Trentino Sviluppo a Rovereto Polo Meccatronica, decidono di provare a entrare a farne parte. Partecipano così all’Industrial AI Challenge organizzata dalla Fondazione HIT – Hub Innovazione Trentino con un progetto di ricerca ideato da Emanuele Gigli, titolare di Pulsar Industry, e condotto con entusiasmo da Giulia Fabbri, responsabile dello sviluppo software. La sfida tecnologica, affidata a cinque studenti di laurea magistrale e a un professore dell’Università di Trento e poi premiata con il primo premio, consisteva nel mettere a punto un modello di Intelligenza Artificiale capace di identificare il miglior semilavorato da avviare alle linee di affettamento di un salumificio, allo scopo di ridurre la produzione di scarti nel processo di confezionamento dei salumi. Parallelamente, viene avviata una collaborazione con il laboratorio ProM Facility per sviluppare e produrre attraverso la tecnologia di stampa 3D un nuovo tipo di pinza di presa per i robot a cinematica parallela destinati al confezionamento in cartoni delle vaschette di affettato. Si tratta di una soluzione d’avanguardia perché, grazie all’impiego di materiali innovativi, si riducono le masse e di conseguenza i momenti di inerzia, aumentando quindi notevolmente velocità, efficienza e resistenza del sistema robot-pinza. Pulsar Industry, nello specifico, si occupa di realizzare impianti personalizzati chiavi in mano destinati all’industria alimentare per gli stabilimenti italiani ed esteri – in particolare americani – di grossi clienti quali Aia, Amadori, Beretta, Conad, Galbani, Granterre, Rovagnati, Unicoop, per citarne solo una minima parte.

«In entrambi i progetti – spiega Marco Arienti – siamo stati accolti con professionalità e disponibilità e ci siamo trovati molto bene. Perciò, abbiamo avviato le pratiche per aprire in pianta stabile una sede di progettazione, ricerca e sviluppo di Pulsar Industry all’interno di Polo Meccatronica».

L’ufficio inizialmente impiegherà 3 persone, ma nel giro di tre anni l’idea è quella di avviare percorsi di alternanza scuola-lavoro e formazione specialistica per assumere su Rovereto almeno altri 8 giovani, con competenze informatiche, meccaniche, elettriche, in una parola: meccatroniche. La nuova equipe lavorerà sia alla progettazione delle componenti meccaniche degli impianti che al software, con un particolare focus su soluzioni innovative per l’industria della carne, ma anche, per esempio, nel confezionamento di frutta e verdura, facendo ampio ricorso a tecnologie e soluzioni esclusive di Pulsar Industry come i magazzini automatici inox auto sanificanti in grado di conservare il prodotto fresco e garantire il processo di sanificazione automatica. Ma non solo. Nuove progettualità potranno nascere anche in settori merceologici completamente diversi da quello agroalimentare, come quello dell’automotive. In questo ambito, infatti, Pulsar Industry ha già realizzato un magazzino automatico per lo stoccaggio e la distribuzione di pneumatici in grado di movimentare, grazie a 36 veicoli automatici indipendenti, uno pneumatico al secondo. Ed è pronta a raccogliere nuove sfide.

Fati Engineering è una società di consulenza nata all’interno del gruppo padovano Fati, che da sessant’anni opera nei settori: industriale, HVAC, elettrodomestico, motociclo, automotive, sportcar e trasmissioni. Determinante, nella scelta di trasferirsi a Rovereto, la necessità di essere ancora più vicini ai propri clienti. Molti di loro, tra cui Dana, hanno infatti sede all’interno dell’incubatore meccatronico.

Il gruppo di lavoro della startup si compone di 12 ingegneri con un’età media tra i 30 e i 32 anni e background di studi differenti, dalla meccanica all’aerospaziale passando per la chimica industriale. L’azienda si occupa di progettare soluzioni personalizzate nell’ambito dell’automotive e sportcar, dei motocicli, degli elettrodomestici, degli impianti di riscaldamento e raffrescamento, dell’automazione industriale e delle trasmissioni, con una particolare attenzione alla transizione green.

L’amministratore delegato Federico Segalina spiega: «Il nostro obiettivo primario è la sostenibilità declinata in tutte e tre le proprie connotazioni: ambientale, cioè l’impiego di materiali ecologici trasformati mediante processi a minori emissioni; economica, intesa come la riduzione dei costi e sociale, ovvero sviluppare l’automazione per ridurre i lavori ripetitivi. A tal fine, ci occupiamo per esempio della riduzione della presenza di carbonio nei sistemi meccanici o della riduzione dei pesi attraverso l’impiego di polimeri o altri materiali innovativi e intelligenti ancora poco esplorati nei mercati di riferimento».

I progetti vengono portati avanti in stretta collaborazione con l’Università di Padova, il Politecnico di Milano, il DTU – Università tecnica della Danimarca di Copenhagen e l’Istituto Superiore di Ricerca Educativa di Venezia. «Ora – conclude Segalina – ci piacerebbe aprire un dialogo anche con l’Università di Trento per inserire nel gruppo di lavoro nuove figure, in particolare progettisti, e portare a Rovereto parte della produzione di prototipi. A tal fine, abbiamo già preso contatti anche con l’Istituto Tecnico Tecnologico Marconi di Rovereto per avviare dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e di formazione specifica per i loro studenti e neodiplomati».

E a salutare con favore l’arrivo di Pulsar e Fati, le storiche aziende insediate nel polo tra cui Salvadori, che proprio il mese scorso ha presentato la sua ultima creazione, un impianto alto 10 metri per il riciclo della gomma destinato al mercato americano. Il nuovo sistema è in grado di processare fino a 160 pneumatici da camion all’ora, trasformandoli da rifiuto a materia prima per altre successive lavorazioni. Caratteristiche queste, particolarmente apprezzate sul mercato americano, a cui il macchinario è destinato. «Negli Stati Uniti – spiega Andrea Pitto, direttore della divisione Salvadori Recycling – il trasporto su gomma ha un impatto notevole. Di conseguenza macchinari come questo, che favoriscono il riutilizzo di una materia prima seconda, sono molto richiesti». Nello specifico, a partire dal granulo di gomma che deriva dal processo di triturazione degli pneumatici, l’impianto produce cilindri di gomma, che successivamente sezionati diventano guaina fono-assorbente e antivibrante destinata a diversi campi di possibile utilizzo, tra cui gli impianti sportivi e l’ambito dell’edilizia, in cui è molto importante ridurre la propagazione di rumori e vibrazioni. La struttura – che occupa una superficie in pianta di 24×6 metri ed è pensata per la lavorazione in continuo su 3 turni – si compone di un mescolatore con speciali vomeri e capacità di 3.300 litri e di uno speciale nastro collegato a una gigantesca pressa oleodinamica installata in una buca profonda più di un metro e dotata di un tavolo rotante per processare in continuo il materiale su più stampi. Tale “giostra” ha una capacità produttiva tripla rispetto allo standard, perché permette di processare fino a tre stampi all’ora, contro l’uno processato negli impianti standard. Se la pressa è il cuore dell’impianto, il suo cervello è un PLC di ultima generazione, che permette di gestire tutte le fasi di lavorazione impostando ricette e parametri personalizzati ed è dotato di teleassistenza da remoto. Grande attenzione è stata posta nella fase di progettazione alla massima sicurezza di esercizio, all’ergonomia, alla produttività, alla facilità d’uso e configurabilità dell’impianto sia in termini meccanici che lato software.

I numeri di Polo Meccatronica

  • 14 ettari superficie complessiva
  • 78 imprese e realtà insediate
  • 1 laboratorio di prototipazione meccatronica: ProM Facility
  • 1 acceleratore: Industrio
  • 4 scuole con corsi professionali, tecnici e di alta formazione: CFP Veronesi (laboratori + aule) 100 studenti; MADE++ (sede) 190 studenti, ITT Marconi (corsi alta formazione) 49; Liceo STEAM International (sede) 120 studenti. TOT: 459 studenti

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